La Shoah attraverso i diritti umani: l’incontro con il docente universitario Attilio Pisanò

27 Gennaio, la Giornata della memoria. Ricordare per non dimenticare. È questo il messaggio che il professore universitario di filosofia del diritto ed esperto di diritti umani, Attilio Pisanò, ci consegna. Il docente, che ha tenuto un incontro molto interessante nel nostro Liceo, vuole soprattutto farci ragionare sulla tutela dei diritti umani e, per farlo, mette a nostra disposizione due particolari suggestioni: la dignità dell'uomo e la famiglia umana.

Il professore cita il preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani per evidenziare in un primo momento questi due punti. Tale documento afferma quello che deve essere il reale significato della parola "diritti umani", ovvero garantire la dignità spettante ad ogni componente della famiglia umana, ossia tutto il genere umano.

Un'importante affermazione, sulla quale si basa tutto il ragionamento riguardante la disumanizzazione attuata dai nazisti durante la Shoah. Ciò lo riscontriamo a partire dall'uso di vagoni adibiti al trasporto degli animali per deportare le vittime, le quali, sottolinea il professore, non erano solo ebrei, ma tutti coloro che secondo i nazi-fascisti vivevano “vite che non erano degne di essere vissute”. Questo non è tuttavia il solo comportamento che disumanizza le vittime: queste venivano uccise con dei pesticidi, quasi come fossero pidocchi, così come li lascia intendere lo stesso Hitler con l'affermazione "pettinare l'Europa dagli ebrei".

Dunque da qui si comprende che non solo le azioni, ma anche le parole, rendevano gli ebrei agli occhi di tutti, soprattutto ai soldati, degli animali. Parole e gesta ripetute così tante volte da farle sembrare la semplice normalità. "Da far accapponare la pelle" ci dice il professore, raccontandoci della sua esperienza al museo di Auschwitz, in particolare si sofferma sul ricordo di una cartolina osservata lì che rappresenta un soldato con un fucile puntato su un bambino ebreo con su scritto "Guarda mamma come sono bravo a fare il mio lavoro”.

Poi, partendo da queste constatazioni, il professore si avvia a enunciare i veri motivi per cui il 27 Gennaio si deve ricordare e afferma che: “Sicuramente ci si ricorda in modo da non rifare gli stessi errori. Questo è importante per ricordare che ognuno di noi ha una coscienza che è stata "ferita" durante la Seconda Guerra Mondiale”.

Infine il professore evidenzia che lo sterminio degli ebrei è da considerarsi come il momento di svolta che ha portato a una rinascita. Da quel momento vi è stato un fermento nell’ambito del diritto che ha portato alla formazione di unioni e documenti, come l'ONU (1945), il Consiglio europeo (1950) e soprattutto la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), nata dalla necessità di ristabilire i rapporti tra gli Stati dopo il conflitto. Con ciò si è permesso ai cittadini di appellarsi a enti extra statali per vedere riconosciuti i loro diritti sempre.

Ed è così che il professore, infine, ci lascia l'ultima suggestione, che è più un consiglio: “Ognuno di noi può fare tanto per i diritti: se ognuno di noi riconosce la dignità di ogni componente della famiglia umana, nel suo piccolo sta già facendo un grande lavoro per la garanzia dei diritti umani”.

Calamo Carmelina, Caputo Laura,

Centonze Francesco, Sergio Giorgia; classe 1DL